Il sogno di Pinocchio

Qual’è il sogno di Pinocchio?

Tutt* noi conosciamo “Le avventure di Pinocchio” scritte da Carlo Collodi e abbiamo imparato e amato i viaggi e le peripezie del nostro burattino, spinto da una pulsione irrefrenabile a vivere la sua esperienza di vita senza freni, senza fili… ma pur sempre imperfetto, in quanto non pienamente umano ma marionetta di legno. Nelle peripezie di Pinocchio ci siamo identificati ed appassionati e gli abbiamo perdonato la sua innata capacità di mettersi nei guai perché abbiamo visto in lui un’anima pura, imperfetta ma pura.
Il sogno di Pinocchio è la libertà attuata nella crescita della coscienza ma è anche un viaggio, la ricerca dell’amore che cozza con la sua natura irrefrenabile di burattino, sempre alla ricerca di nuove e stupefacenti avventure che immancabilmente si ripercuoteranno malamente contro di lui.
Vicino a Pinocchio ci sono i suoi protettori, per primo il papà Geppetto che in lui vede realizzarsi il suo sogno, quello di avere un bambino, di legno, imperfetto ma pur sempre un bambino. Poi naturalmente c’è la Fata Turchina che rappresenta il femminile, interpretato in una visione che è materna ma non solo, più si potrebbe dire di un Angelo custode. Poi cè il Grillo Parlante che è quello che subisce di più l’esuberanza di Pinocchio che arriva anche ad ucciderlo con una martellata… Poi tutti gli altri protagonisti del romanzo tra cui tantissimi animali parlanti.
Il viaggio di Pinocchio finisce, nel romanzo di Collodi, con la trasformazione in un bambino vero. Noi amiamo pensare però che in realtà quella non sia una fine, bensì l’inizio di una nuova avventura, di nuovi viaggi, perché il sogno di Pinocchio non ha mai fine ed è anche il nostro sogno.

PINOCCHIO, BURATTINO O MARIONETTA?

Pinocchio è tecnicamente una marionetta perché è simile a quei pupazzi, principalmente di legno, ma anche di altri materiali, che si muovono con i fili dall’alto. I burattini invece si manovrano dal basso con le mani e non hanno fili.
Carlo Collodi, che in realtà si chiamava Carlo Lorenzini, ma prese questo nome d’arte dall’omonimo paese della Toscana da cui era originaria la madre, preferì chiamarlo “burattino” perché a quell’epoca andava di moda e il termine “marionetta” sembrava invece un francesismo.
Nell’immaginario Pinocchio è rimasto da allora, per tutti, un burattino.

Burattini, Marionette, altri pupazzi e anche le ombre cinesi, fanno parte tutti del “Teatro di figura”, ovvero quell’arte che utilizza tutte queste figure, che sono in partenza semplici oggetti, per creare rappresentazioni piene di espressività. Ma chi è che gli da vita? È il manovratore, il burattinaio, oppure nel loro teatro, nelle loro rappresentazioni, si manifesta una “magia” che li fa muovere da soli?
Probabilmente non c’è una risposta certa e razionale a questo quesito, chi li muove è giustamente straconvinto che l’espressività deriva solo ed esclusivamente dalla propria bravura, ma, in base alla mia esperienza, potrei affermare che esiste una certa componente di “magia” da non escludere. Di fatto però marionette, burattini e altri “oggetti” del Teatro di figura continuano ad affascinare bambini e grandi, maggiormente, ancora di più, nell’epoca degli effetti speciali di natura digitale.
Eppure si tratta di oggetti, di attori in legno e stoffa, o altri materiali, che potremmo definire “arcaici”, e nella maggior parte dei casi mossi senza nessuna tecnologia particolare se non quella dei fili di lino manovrati dal marionettista.

(Tratto dal libro “Le avventure del burattino Pinocchio” di Italo Cassa pubblicato da Amazon)

PAGINA IN COSTRUZIONE

(Nel frattempo guarda: https://www.italocassa.it/pinocchio/)

Share